I barbari - da "Racconti che fanno le fusa" di Julia Deuley
Anche noi abbiamo avuto epoche di grande barbarie e forsennata bestialità, nel corso delle quali eravamo preda delle nostre aberrazioni e dell'avidità suicida.
Assai prima della comparsa dell' uomo sulla Terra, quando ancora i suoi antenati erano scimmie brutte e cagionevoli di salute, urlanti e gesticolanti, che si spulciavano all'entrata delle caverne, o fuggivano pietosamente all' avvicinarsi dei grandi dinosauri, anche noi abbiamo avuto le nostre industrie e le nostre città, i poliziotti, i commercianti, i soldati, i nostri ministri, le nostre guerre e le nostre alleanze, le scoperte e le grandi possibilità della tecnologia, i nostri eruditi e i nostri ricercatori.
Abbiamo avuto il nostro bestiame e i nostri allevamenti, mandrie di ratti e di topi ben nutriti, voliere di tortore e di passeri trattati con molta cura.
Abbiamo avuto anche le nostre religioni e le chiese, quando avevamo l'estremo candore di credere che un super capo cosmico, onnipotente e onnisciente, avesse creato questo universo a nostra immagine e sorvegliasse ogni nostro minimo gesto o pensiero. Abbiamo avuto fanatici e illuminati.
Ma ciò è accaduto, a dire la verità, molto, molto tempo fa.
Allora eravamo soggetti a una complessa rete di leggi sociali e famigliari, strettamente collegate le une alle altre, emanazione dei costumi, delle tradizioni e delle regole morali. La nostra condotta era dettata dalle emozioni più disordinate e la pesantezza delle abitudini ci impediva di respirare liberamente.
Le nostre relazioni amorose erano così complicate, così strampalate che finivano per inaridire la sorgente pura e semplice del vero piacere.
Anche noi possedevamo quella strana superstizione che consisteva nell'essere persuasi che ciascun essere possedeva un' anima, rappresentava una entità individuale isolata, separata e dotata di un nome e una forma specifica.E anche noi avevamo talmente paura della morte, che conducevamo un' esistenza contro natura, tutta attenta ai pericoli, ai rischi, alle probabilità di fallimento, elle eventualità di catastrofi e alla sofferenza...
Una simile follia avrebbe potuto portarci verso qualche forma di annientamento collettivo. Ma abbiamo compreso in tempo la stupidità di una simile organizzazione, la fuorviante incongruità di simili credenze, l'inanità delle conquiste, la stupidità degli affetti eccessivi. Così abbiamo abbandonato le nostre città, distrutto i nostri arsenali, liberati i topi e gli uccelli che ingrassavamo nelle nostre fattorie, rinunciato a far cuocere i nostri alimenti; inoltre abbiamo deciso di fare a meno di tutte le forme di linguaggio articolate, a tal punto che adesso non abbiamo più bisogno di spiegarci per capirci.
Di quest'epoca lontana, abbiamo conservato soltanto un'abitudine, quella di nascondere i nostri escrementi. Per la toilette quotidiana, la nostra lingua è ben più efficace di qualsiasi altro tipo di sapone. Oggi siamo liberi e pienamente felici.
Da quando il genere umano è ricaduto nei nostri errori passati, lo osserviamo con attenzione. Queste grandi scimmie imberbi imitano i nostri trascorsi senza saperlo.
Anche noi avevamo preso i cani al nostro servizio. Ma il loro modo di essere servili ci ha stancati e li abbiamo allontanati da noi con decisione. Ecco perchè oggi ci guardano spesso con un rancore atavico.
Lasciamo che gli uomini, da sempliciotti quali sono, ci trattino come animali domestici, vagamente stravaganti e un po' poetici. Lasciamo che ci attribuiscano dei nomignoli grotteschi, seppure nessuno di noi porti un nome da millenni.
Un solo punto risveglia a volte la nostra inquietudine: gli uomini stanno per insozzare, oscurare e avvelenare questo meraviglioso pianeta, al punto che il nostro intervento rischia di essere urgente. Allora ci metteremo d'accordo con la Notte, la nostra amica di sempre, per inghiottire l'umanità al centro di un sole nero.
sabato 2 giugno 2012
Parata del 2 giugno
"La Stampa" scrive:
La Parata, articolata su tre settori, è fortemente contenuta rispetto al passato. Ad un primo taglio di partecipanti deciso nell’ambito della spending review, è stato aggiunto un ulteriore ridimensionamento dopo il terremoto che ha colpito l’Emilia. Non sfilano così sistemi d’arma, cavalli e non ci sono i tradizionali sorvoli delle Frecce Tricolori. Al passaggio davanti alla tribuna presidenziale, le bande e le fanfare interromperanno l’esecuzione delle musiche e marceranno con il solo rullare dei tamburi. Ai piedi della tribuna presidenziale sono posizionati i gonfaloni delle regioni e delle province colpite dal sisma. Chiuderà la sfilata una simbolica rappresentanza di tutte quelle componenti, militari e civili, impegnate in Emilia nelle operazioni di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite dal terremoto.
Grazie per pensarci! Come siete carini!
Io però preferisco il trafiletto qualche riga sotto:
Alle celebrazioni non prendono parte rappresentanti della Lega. «Riteniamo che queste celebrazioni, queste feste, questi buffet dovevano essere cancellati per dare aiuto concreto alle popolazioni colpite dal terremoto», le parole di Roberto Maroni. «Una decisione - ha proseguito Maroni - che vuole sottolineare l’inopportunità di festeggiare un evento, mentre c’è gente che soffre, che è morta, che ha perso tutto e l’aiuto dello Stato poteva e doveva essere molto più concreto che non celebrare una festa facendo buffet e buttando soldi nel cesso»
A prescindere da quanto uno possa essere d'accordo con la Lega, in questo caso quello che dicono è giusto.
Una parata sobria! E' una contraddizione in termini! Ed è una cavolata. Come aumentare la benzina per dare i soldi in più ai terremotati! Peccato che l'abbiano aumentata anche in emilia. In pratica ci auto-paghiamo gli aiuti!
Grazie per l'aiuto, veramente! Come siete solidali!
La Parata, articolata su tre settori, è fortemente contenuta rispetto al passato. Ad un primo taglio di partecipanti deciso nell’ambito della spending review, è stato aggiunto un ulteriore ridimensionamento dopo il terremoto che ha colpito l’Emilia. Non sfilano così sistemi d’arma, cavalli e non ci sono i tradizionali sorvoli delle Frecce Tricolori. Al passaggio davanti alla tribuna presidenziale, le bande e le fanfare interromperanno l’esecuzione delle musiche e marceranno con il solo rullare dei tamburi. Ai piedi della tribuna presidenziale sono posizionati i gonfaloni delle regioni e delle province colpite dal sisma. Chiuderà la sfilata una simbolica rappresentanza di tutte quelle componenti, militari e civili, impegnate in Emilia nelle operazioni di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite dal terremoto.
Grazie per pensarci! Come siete carini!
Io però preferisco il trafiletto qualche riga sotto:
Alle celebrazioni non prendono parte rappresentanti della Lega. «Riteniamo che queste celebrazioni, queste feste, questi buffet dovevano essere cancellati per dare aiuto concreto alle popolazioni colpite dal terremoto», le parole di Roberto Maroni. «Una decisione - ha proseguito Maroni - che vuole sottolineare l’inopportunità di festeggiare un evento, mentre c’è gente che soffre, che è morta, che ha perso tutto e l’aiuto dello Stato poteva e doveva essere molto più concreto che non celebrare una festa facendo buffet e buttando soldi nel cesso»
A prescindere da quanto uno possa essere d'accordo con la Lega, in questo caso quello che dicono è giusto.
Una parata sobria! E' una contraddizione in termini! Ed è una cavolata. Come aumentare la benzina per dare i soldi in più ai terremotati! Peccato che l'abbiano aumentata anche in emilia. In pratica ci auto-paghiamo gli aiuti!
Grazie per l'aiuto, veramente! Come siete solidali!
La donna dei primi tempi
La donna dei primi tempi - di Ruyard Kipling da "Racconti che fanno le fusa" di Julia Deuley
Quando la donna dei primi tempi ebbe costruito la sua prima dimora, una capanna rudimentale, ma che la proteggeva dal freddo e dalle intemperie, quando ebbe costruito il suo primo focolare e fu messa a cuocere la sua prima minestra di brodo, un giovane gatto, attratto dal calore e allettato dai profumi appetitosi, venne a grattare alla sua porta.
"Chi sei e cosa speri di ottenere?" chiese la donna, tutta indaffarata ai fornelli.
"Sono un gatto e vorrei approfittare della tua ospitalità."
"Non se ne parla nemmeno" disse la donna dei primi tempi. "Qui non c'è posto per te e nemmeno del cibo in più! Vattene, bestia immonda, e non tornare, se non vuoi che ti tiri il collo!"
Il gatto se ne andò, ma si stabilì con discrezione nei paraggi.
La notte seguente, sentì delle urla che provenivano dalla capanna. Attraverso una fessura, vide la donna appollaiata su uno sgabello. I tratti del suo viso erano deformati dalle smorfie di terrore e non riusciva a smettere di gridare. Sul pavimento un minuscolo sorcio curiosava e scodinzolava qua e là.
"Aiuto!" urlava a perdifiato la donna. "Come posso sbarazzarmi di questo mostro? E poi, se rientra il mio uomo, mi troverà sporca e spettinata. Mi ripudierà,"
"O donna" disse il gatto "se io ti restituisco la tua bellezza, mi lascerai dormire sotto il tuo tetto?"
"Promesso" gemette "ma non vedo come..."
Il gatto balzò dentro la capanna e divorò il sorcio.
La donna dei primi tempi ridivenne bella e dovette mantenere la parola data.
Passarono i giorni e le settimane e l'uomo non tornava. La donna languiva e si annoiava. Impallidiva sempre più a causa della sua tristezza e faceva pena.
"O donna" le disse il gatto "se ti restituisco la gioia, mi lascerai mangiare una parte del tuo cibo?"
"Promesso" accettò la donna scuotendo malinconicamente la testa. "ma non vedo proprio come..."
Il gatto allora acchiappò una pagliuzza e si mise a giocare come un matto, facendo mille stramberie e capriole divertenti. Alla fine, la donna scoppiò a ridere. Avendo ritrovato la serenità, dovette mantenere la parola data. Tutte le mattine, il gatto ricevette una ciotola colma di buon cibo vicino al fuoco.
Alcune settimane dopo, la donna venne a sapere che il suo uomo se ne era andato per raggiungere una giovane di un villaggio lontano. Fu presa allora da una furia selvaggia. Ne seguì un lungo periodo di collera che, a poco a poco, si trasformò in un carattere litigioso e insopportabile. Un giorno il gatto le disse: "O donna, se ti restituisco la tua umanità, mi concederai l'amicizia?"
"Promesso. Ma non contarci molto. Mi stupirei se ci riuscissi..."
Il gatto attese la mezzanotte, poi uscendo dalla capanna cominciò a miagolare in modo straziante, da stringere il cuore. Svegliata di soprassalto, la donna dei primi tempi ritrovò la sua pietà e la capacità di commuoversi.
"Chi è mai quella povera creature abbandonata che piange tutta sola nel cuore della notte?"
Vedendo che si trattava del gatto, la donna dovette ammettere che le aveva restituito la sua umanità perduta.
Molti anni dopo, quando la donna fu preda delle miserie e delle fatiche della vecchiaia, si mise a temere la morte al punto che una pressante angoscia la teneva prigioniera e le rovinava gli ultimi bei momenti della sua vita.
"O donna" disse allora il gatto "se ti restituirò la tua serenità, mi prometti di ridarmi la libertà?"
"E sia, amico mio. Ma questa volta, temo proprio che sia veramente impossibile..."
Il gatto cominciò a fare le fusa: ron ron. E la donna dei primi tempi, rilassata e serena, provò una pienezza sconosciuta.
Ovviamente, dovette mantenere la parola data.
Quando la donna dei primi tempi ebbe costruito la sua prima dimora, una capanna rudimentale, ma che la proteggeva dal freddo e dalle intemperie, quando ebbe costruito il suo primo focolare e fu messa a cuocere la sua prima minestra di brodo, un giovane gatto, attratto dal calore e allettato dai profumi appetitosi, venne a grattare alla sua porta.
"Chi sei e cosa speri di ottenere?" chiese la donna, tutta indaffarata ai fornelli.
"Sono un gatto e vorrei approfittare della tua ospitalità."
"Non se ne parla nemmeno" disse la donna dei primi tempi. "Qui non c'è posto per te e nemmeno del cibo in più! Vattene, bestia immonda, e non tornare, se non vuoi che ti tiri il collo!"
Il gatto se ne andò, ma si stabilì con discrezione nei paraggi.
La notte seguente, sentì delle urla che provenivano dalla capanna. Attraverso una fessura, vide la donna appollaiata su uno sgabello. I tratti del suo viso erano deformati dalle smorfie di terrore e non riusciva a smettere di gridare. Sul pavimento un minuscolo sorcio curiosava e scodinzolava qua e là.
"Aiuto!" urlava a perdifiato la donna. "Come posso sbarazzarmi di questo mostro? E poi, se rientra il mio uomo, mi troverà sporca e spettinata. Mi ripudierà,"
"O donna" disse il gatto "se io ti restituisco la tua bellezza, mi lascerai dormire sotto il tuo tetto?"
"Promesso" gemette "ma non vedo come..."
Il gatto balzò dentro la capanna e divorò il sorcio.
La donna dei primi tempi ridivenne bella e dovette mantenere la parola data.
Passarono i giorni e le settimane e l'uomo non tornava. La donna languiva e si annoiava. Impallidiva sempre più a causa della sua tristezza e faceva pena.
"O donna" le disse il gatto "se ti restituisco la gioia, mi lascerai mangiare una parte del tuo cibo?"
"Promesso" accettò la donna scuotendo malinconicamente la testa. "ma non vedo proprio come..."
Il gatto allora acchiappò una pagliuzza e si mise a giocare come un matto, facendo mille stramberie e capriole divertenti. Alla fine, la donna scoppiò a ridere. Avendo ritrovato la serenità, dovette mantenere la parola data. Tutte le mattine, il gatto ricevette una ciotola colma di buon cibo vicino al fuoco.
Alcune settimane dopo, la donna venne a sapere che il suo uomo se ne era andato per raggiungere una giovane di un villaggio lontano. Fu presa allora da una furia selvaggia. Ne seguì un lungo periodo di collera che, a poco a poco, si trasformò in un carattere litigioso e insopportabile. Un giorno il gatto le disse: "O donna, se ti restituisco la tua umanità, mi concederai l'amicizia?"
"Promesso. Ma non contarci molto. Mi stupirei se ci riuscissi..."
Il gatto attese la mezzanotte, poi uscendo dalla capanna cominciò a miagolare in modo straziante, da stringere il cuore. Svegliata di soprassalto, la donna dei primi tempi ritrovò la sua pietà e la capacità di commuoversi.
"Chi è mai quella povera creature abbandonata che piange tutta sola nel cuore della notte?"
Vedendo che si trattava del gatto, la donna dovette ammettere che le aveva restituito la sua umanità perduta.
Molti anni dopo, quando la donna fu preda delle miserie e delle fatiche della vecchiaia, si mise a temere la morte al punto che una pressante angoscia la teneva prigioniera e le rovinava gli ultimi bei momenti della sua vita.
"O donna" disse allora il gatto "se ti restituirò la tua serenità, mi prometti di ridarmi la libertà?"
"E sia, amico mio. Ma questa volta, temo proprio che sia veramente impossibile..."
Il gatto cominciò a fare le fusa: ron ron. E la donna dei primi tempi, rilassata e serena, provò una pienezza sconosciuta.
Ovviamente, dovette mantenere la parola data.
Il primo peccato mortale & Il terzo peccato mortale - Lawrence Sanders
Sono due libri ma li recensisco tutti e due insieme. Ora capirete il perchè.
Ne "Il primo peccato mortale" l'ispettore Edward X. Delaney (da notare che è soprannominato "palle di ferro"!) decide di indagare per conto suo sul caso di uno psicopatico che sceglie a caso le sue vittime e le uccide con una piccozza da ghiaccio. Data l'incompetenza del poliziotto addetto al caso, Delaney viene appoggiato dalle alte sfere e riesce in maniera quasi miracolosa a risalire all' assassino, che però non riesce a catturare perchè si suicida. Se non vi interessa la pura indagine psicologica, ma volete essere voi a scoprire l'assassino, questo non è il libro che fa per voi perchè la prima cosa che fa l'autore è presentarvi l'assassino. Oltre alla fine dell' assassino non vi ho rivelato molto di più di ciò che voi avreste potuto intuire soli e cioè il buon esito dell'indagine. E' abbastanza interessante dal punto di vista psicologico.
Questa attitudine alla psicologia dell' assassino si evolve ne "Il terzo peccato mortale" dove l'assassina è molto meglio descritta. Peccato che il libro sia l'esatta copia del primo. Zoe sessualmente repressa e perennemente inadeguata, la sera passa dalla gonna grigio-topo al mini abito con parrucca e abborda uomini nei bar degli hotel dove si tengono conferenze. Dopo essersi fatta portare nella camera dei prescelti li uccide. Ancora una volta Delaney (che come al solito non è incaricato del caso) decide di occuparsene (sempre appoggiato dalle alte sfere). Riesce a scoprire chi è l'assassina (sempre miracolosamente) ma lei si suicida (di nuovo!).
E' evidente che il signor Delaney attira questi psicopatici pluriomicidi con tendenze suicide!
Ne "Il primo peccato mortale" l'ispettore Edward X. Delaney (da notare che è soprannominato "palle di ferro"!) decide di indagare per conto suo sul caso di uno psicopatico che sceglie a caso le sue vittime e le uccide con una piccozza da ghiaccio. Data l'incompetenza del poliziotto addetto al caso, Delaney viene appoggiato dalle alte sfere e riesce in maniera quasi miracolosa a risalire all' assassino, che però non riesce a catturare perchè si suicida. Se non vi interessa la pura indagine psicologica, ma volete essere voi a scoprire l'assassino, questo non è il libro che fa per voi perchè la prima cosa che fa l'autore è presentarvi l'assassino. Oltre alla fine dell' assassino non vi ho rivelato molto di più di ciò che voi avreste potuto intuire soli e cioè il buon esito dell'indagine. E' abbastanza interessante dal punto di vista psicologico.
Questa attitudine alla psicologia dell' assassino si evolve ne "Il terzo peccato mortale" dove l'assassina è molto meglio descritta. Peccato che il libro sia l'esatta copia del primo. Zoe sessualmente repressa e perennemente inadeguata, la sera passa dalla gonna grigio-topo al mini abito con parrucca e abborda uomini nei bar degli hotel dove si tengono conferenze. Dopo essersi fatta portare nella camera dei prescelti li uccide. Ancora una volta Delaney (che come al solito non è incaricato del caso) decide di occuparsene (sempre appoggiato dalle alte sfere). Riesce a scoprire chi è l'assassina (sempre miracolosamente) ma lei si suicida (di nuovo!).
E' evidente che il signor Delaney attira questi psicopatici pluriomicidi con tendenze suicide!
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