sabato 2 giugno 2012

I barbari

I barbari - da "Racconti che fanno le fusa" di Julia Deuley

Anche noi abbiamo avuto epoche di grande barbarie e forsennata bestialità, nel corso delle quali eravamo preda delle nostre aberrazioni e dell'avidità suicida.
Assai prima della comparsa dell' uomo sulla Terra, quando ancora i suoi antenati erano scimmie brutte e cagionevoli di salute, urlanti e gesticolanti, che si spulciavano all'entrata delle caverne, o fuggivano pietosamente all' avvicinarsi dei grandi dinosauri, anche noi abbiamo avuto le nostre industrie e le nostre città, i poliziotti, i commercianti, i soldati, i nostri ministri, le nostre guerre e le nostre alleanze, le scoperte e le grandi possibilità della tecnologia, i nostri eruditi e i nostri ricercatori.
Abbiamo avuto il nostro bestiame e i nostri allevamenti, mandrie di ratti e di topi ben nutriti, voliere di tortore e di passeri trattati con molta cura.
Abbiamo avuto anche le nostre religioni e le chiese, quando avevamo l'estremo candore di credere che un super capo cosmico, onnipotente e onnisciente, avesse creato questo universo a nostra immagine e sorvegliasse ogni nostro minimo gesto o pensiero. Abbiamo avuto fanatici e illuminati.
Ma ciò è accaduto, a dire la verità, molto, molto tempo fa.
Allora eravamo soggetti a una complessa rete di leggi sociali e famigliari, strettamente collegate le une alle altre, emanazione dei costumi, delle tradizioni e delle regole morali. La nostra condotta era dettata dalle emozioni più disordinate e la pesantezza delle abitudini ci impediva di respirare liberamente.
Le nostre relazioni amorose erano così complicate, così strampalate che finivano per inaridire la sorgente pura e semplice del vero piacere.
Anche noi possedevamo quella strana superstizione che consisteva nell'essere persuasi che ciascun essere possedeva un' anima, rappresentava una entità individuale isolata, separata e dotata di un nome e una forma specifica.E anche noi avevamo talmente paura della morte, che conducevamo un' esistenza contro natura, tutta attenta ai pericoli, ai rischi, alle probabilità di fallimento, elle eventualità di catastrofi e alla sofferenza...
Una simile follia avrebbe potuto portarci verso qualche forma di annientamento collettivo. Ma abbiamo compreso in tempo la stupidità di una simile organizzazione, la fuorviante incongruità di simili credenze, l'inanità delle conquiste, la stupidità degli affetti eccessivi. Così abbiamo abbandonato le nostre città, distrutto i nostri arsenali, liberati i topi e gli uccelli che ingrassavamo nelle nostre fattorie, rinunciato a far cuocere i nostri alimenti; inoltre abbiamo deciso di fare a meno di tutte le forme di linguaggio articolate, a tal punto che adesso non abbiamo più bisogno di spiegarci per capirci.
Di quest'epoca lontana, abbiamo conservato soltanto un'abitudine, quella di nascondere i nostri escrementi. Per la toilette quotidiana, la nostra lingua è ben più efficace di qualsiasi altro tipo di sapone. Oggi siamo liberi e pienamente felici.
Da quando il genere umano è ricaduto nei nostri errori passati, lo osserviamo con attenzione. Queste grandi scimmie imberbi imitano i nostri trascorsi senza saperlo.
Anche noi avevamo preso i cani al nostro servizio. Ma il loro modo di essere servili ci ha stancati e li abbiamo allontanati da noi con decisione. Ecco perchè oggi ci guardano spesso con un rancore atavico.
Lasciamo che gli uomini, da sempliciotti quali sono, ci trattino come animali domestici, vagamente stravaganti e un po' poetici. Lasciamo che ci attribuiscano dei nomignoli grotteschi, seppure nessuno di noi porti un nome da millenni.
Un solo punto risveglia a volte la nostra inquietudine: gli uomini stanno per insozzare, oscurare e avvelenare questo meraviglioso pianeta, al punto che il nostro intervento rischia di essere urgente. Allora ci metteremo d'accordo con la Notte, la nostra amica di sempre, per inghiottire l'umanità al centro di un sole nero.

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