sabato 8 dicembre 2012

Dissertazioni filosofiche all'una di notte

Oggi a scuola abbiamo parlato del "Dizionario filosofico" di Voltaire e analizzando alcune voci abbiamo anche speso qualche parola sulla morale etica universale, se esista o meno. Dato che non ho mai trovato ore più opportune di quelle notturne per lasciare libero sfogo ai pensieri e parlare di temi filosofici come vita, morte e anima, mi dedico a scrivere a quest'ora (anche se la pubblicazione sarà posteriore).
 Abbiamo anche detto oggi che Voltaire sosteneva che Dio fosse una necessità sociale perché é sui comandamenti divini che noi basiamo la nostra etica (non uccidere, non rubare, etc...) e che quindi una società di atei sarebbe degenerata perché non fondata su principi morali (tanto per fare una citazione : "uccidilo, perché se Dio non esiste tutto é permesso" dai fratelli Karamazov di Dostoevskij).
Ora io non sono d'accordo sul fatto che una società di atei sarebbe degenerata perché sono convinta che l'etica morale interna a ogni uomo non sia dettata da un Dio, ma sia creata dall'uomo e poi messa in bocca al Dio stesso. Non sono neanche d'accorado con il fatto che esista una morale etica universale, perché così come gli usi e i costumi cambiano da una società all'altra, così cambieranno anche i valori di una società e di un popolo. Siamo tutti d'accordo, penso, che l'omicidio sia un crimine grave che va contro ogni morale, eppure in America è ancora in vigore la pena di morte. A prescindere dalla nostra posizione morale in questo campo, sia che tifiate per Beccaria, sia che tifiate per gli americani, vedrete che non esiste un' etica universale tanto che anche il più ferreo dogma, se mi passate il termine, é messo in discussione. Allora come si decide ciò che è giusto e ciò che é sbagliato? Ma soprattutto come si definisce sbagliato? Ne deriva che etica é ciò che la mia coscienza mi dice che é giusto e ciò che non lo é. Quindi etica si indentifica con coscienza. Ma per uno psicopatico maniaco seriale é etico uccidere e stuprare, chi decide dunque che sia giusta la nota etica piuttosto che la sua? Prima alla domanda come si decide ciò che è giusto e ciò che è sbagliato stavo per rispondere che si decide in relazione all'altro, ma credo che sbaglierei se rispondessi così. Secondo me l'uomo é molto più vicino alla bestia di quanto non voglia ammettere. L'etica, ripeto: a mio parere, nasce dall'egoismo dell'uomo che decide di non fare all'altro ciò che non vorrebbe fosse fatto a lui e nella creazione del dogma "non uccidere" non si vede tanto come carnefice, quanto come vittima e si auto ammonisce: se non uccido nessuno, nessuno ucciderà me, se stringo un patto con l' umanità tutti saremo tenuti a rispettarlo e IO sarò salvo. L'etica si configura come strettamente egoistica e individualistica e io vedo non tanto in Hobbes e Locke quanto nell' etica la nascita del contrattualismo seppure in una forma inconscia e non sviluppata (meno male che non mi legge la mia prof di filosofia o le si drizzerebbero i capelli in testa!).
Per adesso le mie riflessioni notturne terminano, potete condividermi o pensare che stia dicendo un sacco di stupidaggini, ma é questo il bello della filosofia. Il bello é che tutti siamo filosofi almeno una volta e non c'é bisogno di aver studiato perché l'argomento di cui parliamo siamo noi. Il bello é che non esiste una verità assoluta (almeno secondo alcuni filosofi) e ognuno può dire la propria teoria e la propria versione e potrà si sentirsi dire di aver detto un sacco di cavolate, ma non saprà mai se siano davvero cavolate. La cosa più bella della filosofia é che é un argomento di cui non si smetterà mai di parlare e se si potesse trovare un'unica risposta forse non sarebbe così interessante.
Buonanotte miei amici filosofi...