Le porte della Notte - da "Racconti che fanno le fusa" di Julia Deuley
Siamo i guardiani delle porte della Notte.
Doganieri crepuscolari, sorvegliamo il passaggio delle potenze dell' ombra e di quelle del giorno, spiamo gli spostamenti del mistero. Limitiamo i flussi migratori clandestini della luce nelle tenebre e, viceversa, delle tenebre nella luce. Da noi dipende il giusto e il necessario equilibrio tra l'armonia e il caos, il senso e il non senso.
Frequentiamo le creature dell' abisso, tutte quelle che l' uomo non vede, ma che percepisce con terrore: fantasmi, lemuri, succubi, titani, demiurghi e demoni d'ogni specie. Spiamo anche i mostri della mezzanotte, ghul demoniaci, vampiri, lupi mannari, gnomi, folletti e spiritelli che seminano il panico tra i piccoli bipedi, si nascondono sotto i letti o sul fondo degli armadi o negli angoli dei corridoi scuri. La nostra sorveglianza non conosce liminti. Noi vediamo anche quegli esseri improbabili che si spostano ai confini del campo visivo, le innominabili entità geometriche che trovano rifugio all'incrocio di spazi e luoghi insensati, e tutti gli invisibili predatori, travestiti da oggetti banali o famigliari.
Su questo emisfero oscuro del reale, vivono i popoli della notte. Noi conosciamo i loro geroglifici e il loro sanscrito. La legge è semplice e non conosce infrazioni. Si devono rispettare scrupolosamente i privilegi e le prerogative dei sovrani dell'ombra.
E' soltanto a questa condizione che possiamo condurre a buon fine la nostra missione di intermediari e di intercessori, ma anche messaggeri tra i due mondi.
Ebbene da tempo gli uomini rifiutano e si fanno beffe di queste regole ineluttabili. Gli abitanti della notte hanno diritto di cittadinanza solo nei giornali per bambini o in film dell' orrore piuttosto volgari. I territori del sogno o della trance sono esplorati soltanto dai vanitosi saltimbanchi della psicoanalisi, che li osservano con freddezza, ben al riparo nella loro nicchia.
Le grandi feste e cerimonie notturne di un tempo, baccanali, saturnali, orge sacre, sono state rimpiazzate dalla folle tristezza dell' alcolismo solitario e dalla catatonia delle droghe pesanti. Le grandi eruzioni degli incantesimi erotici abbandonate a vantaggio di un grigio, ripetitivo e catarroso commercio pornografico. La morte, questa grande signora che un tempo giungeva nelle case con il suo bel carro stridente e l'orchestra di scheletri grinzosi, anche la morte è obbligata a scivolare furtivamente nei corridoi degli ospedali o nelle sale dei reparti di pronto soccorso. Taluni arrivano fino a negare la sua necessità onnipotente e a contestare la sua sovrana presenza nel mondo, congelando la loro carcassa in frigoriferi ben sigillati.
L' uomo rifiuta l'obolo ai folli, ai veggenti, ai santi, ai dementi, ai fantasmi.
Rinchiude tutto ciò che non riesce a capire nelle istituzioni psichiatriche e sotterra ciò che lo turba sotto montagne di ansiolitici e neurolettici.
Si crede assai più logico e ragionevole mentre è soltanto più cieco; si crede assai più sapiente mentre è soltanto più ottuso. Poichè manda dei satelliti nello spazio, pensa di avere ampliato le sue conoscenze, mentre ha solo ristretto e impoverito il proprio campo di esperienza. Poichè si è consacrato al pragmatismo e all' utilitarismo, si crede più ricco, quando invece ha perduto il solo vero tesoro che è la poesia delle cose.
E noi, guardiani delle porte della Notte, presto apriremo l'antico e grande passaggio tra i due mondi, affinchè il popolo delle tenebre piombi su questi bipedi vanitosi e perpetuatori del male.
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