giovedì 31 maggio 2012

Il Paradiso

Il Paradiso - da "Racconti che fanno le fusa" di Julia Deuley

All' inizio della sua storia, la specie umana, per colpa propria, venne esiliata dal Paradiso.
Per generazioni, gli uomini, oppressi, si lamentarono, supplicando il cielo perché venisse loro restituita la felicità sottratta. Tentarono spedizioni estenuanti ai confini della terra, affrontarono mille pericoli, ma invano: le strade che conducevano al Paradiso erano semplicemente scomparse, immerse nelle tenebre più impenetrabili. Non restava che rassegnarsi alla sofferenza, alla miseria, alla vecchiaia e alla morte.
Ma i figli degli uomini non rinunciarono così facilmente.
Un giorno, si presentò un giovane dotato di un'intelligenza particolarmente perspicace, sottile e tenace. Egli sapeva che quando l'uomo era stato esiliato dal Paradiso, ne erano state espulse anche le altre creature che non conoscevano più né pace né tregua nella loro lotta per la vita. E poiché tutte erano state colpite da amnesia  non erano più in grado di ritrovare il cammino che li avrebbe condotti al Giardino delle Delizie. Un grande sconforto opprimeva tutti i cuori. Un solo animale era riuscito a sottrarsi a questa sensazione universale: il gatto.
Quando le diverse specie erano state gettate neel' ombra e nell' orrore, i suoi occhi che penetrano e dissipano le tenebre più fitte, gli avevano permesso di vedere tutto ciò con precisione. Solo lui dunque conosceva la via. E questo prezioso sapere veniva trasmesso a tutti i gatti, al momento della loro nascita.
Il giovane che con tutte le sue forze aspirava a ritrovare la strada della beatitudine, divenne il compagno fedele di un gatto che, dopo molte obiezioni ed esitazioni, acconsentì a fargli da guida.
"Il viaggio rischia di essere molto faticoso e, forse, fatale..." disse il felino. "Non so se un cucciolo d'uomo abbia la resistenza e il coraggio necessari..."
Ma il giovane insisté così tanto che il gattone accettò, e condusse il suo amico lontano dal villaggio natale, fuori dalle strade segnalate dalle carte geografiche. Raggiunsero assai presto i confini di un deserto che avrebbero dovuto attraversare. In quell' immensità incandescente e desolata, le provviste dei due compagni di viaggio si esaurirono rapidamente. Il felino sapeva come sopravvivere sfruttando le proprie riserve e la sua andatura non cedeva. Ma l' uomo, assetato e affamato, ormai allo stremo delle forze, procedeva a fatica vacillando.
D' improvviso all' orizzonte apparve un paesaggio meraviglioso dove abbondavano giardini ombreggianti, frutteti splendenti, laghetti con acque cristalline e favolosi palazzi.
"Ecco dunque ricompensati i nostri sforzi" giubilò il ragazzo "Sicuramente ciò che vediamo è l'inizio del paradiso!"
"Non agitarti" disse il gatto. "Ciò che vedi è soltanto un volgare miraggio."
Il cammino riprese sempre più massacrante e il giovane credette mille volte di soccombere o impazzire.
Giunsero infine ai limiti di una fitta e buia foresta, dove i due compagni di viaggio poterono riposare unpo' e rifocillarsi, grazie al felino che riuscì a catturare qualche piccione paffuto che poi fece arrostire su un fuoco di ramoscelli. Ripresosi almeno in parte, il ragazzo seguì la sua guida attraverso l'inestricabile dedalo di rami, alberi e rovi, dove si nascondevano ogni sorta di animaletti viscidi, velenosi o urticanti. Ma la sola presenza del gatto bastava a scoraggiare le loro intenzioni agressive. Sotto le pesanti fronde degli alberi, l'oscurità diventava sempre più fitta e soltanto il gatto poteva distinguere con precisione le forme. Giunti al centro della foresta, apparvero mostri di volta in volta più strani e orribili, che vagavano in una atmosfera crepuscolare torva e minacciosa. Le loro danze selvagge, i loro gesti frenetici, le loro zanne bavose e sanguinanti, i loro infiniti occhi rossi e infuocati impressionarono il ragazzo che sentì il cuore sobbalzare e le viscere contorcersi.
"Non avere paura" disse il gatto. "Non guardarli nemmeno. E' solo la tua angoscia che li rende simili a mostri reali. Smetti di temerli e vedrai che scompariranno"
Il giovane ascoltò i consigli del felino e i due poterono così continuare il viaggio.

(mio commento: vista l'estenuante lunghezza del racconto che più scrivo più mi viene voglia di non aver mai iniziato, ho deciso di fare un breve sunto di quello che succede visto che mi sembra che l'autrice usi troppe parole per descrivere fatti brevi di per se)

// I due compagni si trovano di fronte ad un drago, il ragazzo prova ad ucciderlo pensando che così facendo sarebbe potuto arrivare al Paradiso. Non ci riesce e ha bisogno dell'aiuto del gatto che gli dice cosa fare. Il percorso però non è terminato e i due si trovano davanti ad una montagna che scalano con grandissima fatica. //

(Ecco vi ho risparmiato più o meno due pagine di narrazione)

"Allora, ci stiamo avvicinando alla meta?"
"Io ti ho lasciato salire, piccolo uomo, e ti ho anche accompagnato, ma questa montagna non conduce in Paradiso. Questa cima segna soltanto il punto più alto del tuo orgoglio e della tua fatuità... Adesso, se possiedi il coraggio che dici di avere, seguimi sulla pista degli uragani..."

// I due cavalcano i venti e vengono depositati in una città piena di gioia e di feste. //

"Ebbene" disse il ragazzo "non siamo ancora in Paradiso?"
"Siamo nella città della gioia, ma non ci troviamo ancora in Paradiso. Ogni felicità ha un inizio e una fine. Il Paradiso invece è fuori dal tempo."
La tappa seguente li condusse ai margini di un abisso. Un angelo dall' atteggiamento minaccioso se ne stava di guardia. I viaggiatori furono obbligati a spiegare le ragioni della loro presenza.
"Vedete bene" borbottò l'angelo "che al di là di questo abisso non c'è niente. Tanto peggio per l'imprudente che varcherà questa soglia!"
"Questo angelo" mormorò il gatto all'orecchio del suo discepolo è un bugiardo e un paranoico. Andiamo, seguimi!"
Il felino saltò nell' abisso e il suo compagno di viaggio lo seguì.
Nel medesimo istante, i due amici si trovarono nel villaggio natale del giovane, proprio nel luogo da cui erano partiti. Il piccolo uomo capì allora che il paradiso era sempre stato lì e che quel luogo era fuori dal tempo, evidente e visibile come il naso in mezzo alla faccia, perchè collocato al suo interno e non altrove.
Il gatto disse ancora:
"E' proprio perchè gli uomini cercano in ogni modo e forsennatamente di andare dove già sono che si credono esclusi dal Giardino delle Delizie..."


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