domenica 30 dicembre 2012

Vivi e lascia morire - Ian Fleming

Sono veramente poche le persone ce non hanno mai visto un film di James Bond (soprattutto adesso che fanno la pubblicità di "Skyfall" su qualunque canale a qualunque ora, trasmettono la canzone di Adele vita natural durante e Sky gli ha addirittura dedicato un canale per un mese!) e tutti abbiamo sentito parlare di lui.
Dopo aver visto il quindicesimo film (devo dire che non sono un' amante del genere, dopo un po' mi sembravano tutti uguali) mi sono basata su una regola ferrea che funziona quasi sempre: "Il libro è sempre meglio del film".
Così sono andata alla ricerca di uno qualunque dei suoi 12 (!!!!) libri. 
Che dire? E' sicuramente più realistico del film.
Premetto che Ian Fleming è stato veramente un'agente segreto inglese nella Seconda Guerra Mondiale, quindi sa di cosa parla. La storia è abbastanza lineare e abbastanza realistica, il nostro eroe non va in giro a sbandierare il suo nome ai quattro venti. La famosa frase "Bond, James Bond" gli avrebbe portato un pallottola in testa dopo averla pronunciata anche solo due volte. E per fortuna le donne non gli crollano ai piedi come se avessero le ossa fatte di gelatina. Un po' di dignità, signore! 

Breve storia di (quasi) tutto - Bill Bryson

Cosa sapete del mondo in cui viviamo? Certamente poco rispetto a tutto ciò che si può sapere.
Come è nato l' universo? Come siamo arrivati alle nostre conoscenze? Quali esperimenti sono stati compiuti e da chi? Tutte domande a cui troverete risposte interessanti in questo libro. Un sacco di informazioni curiose e scientifiche ma raccontate in maniera intrigante, che i libri di scienze non raccontano. O per lo meno, questa é l' intenzione dell'autore. "Il mio punto di partenza" scrive Bryson nella sua introduzione " è stato un libro di scienze che avevo alle elementari. Era un comunissimo libro scolastico degli anni cinquanta, logoro, poco amato e orribilmente voluminoso, ma aveva in copertina un'illusazione intrigante: un disegno in sezione che mostrava l' interno della Terra come se qualcuno ne avesse tagliato, con un grosso coltello, uno spicchio pari a un quarto della sua massa... Quella sera tutto eccitato mi portai il libro a casa e prima di cena cominciai a leggero dalla prima pagina, cosa che credo abbia spinto mia madre a posarmi una mano sulla fronte e a chiederai se stavo bene. Non ci crederete, ma non era affatto una lettura interessante. Anzi, non era nemmeno sempre comprensibile.  Prima di tutto non rispondeva a nessuna delle domande che il disegno poteva far balenare nella mente di un bambino ... Su questi e altri dettagli l'autore rimaneva stranamente silenzioso... Era come se volesse mantenere il segreto su tutte le cose interessanti rendendole incomprensibili. " 
In queste pagine si ripercorre la nascita dell'universo, della Terra, degli esseri viventi, dei dinosauri, dell'uomo. Vengono spiegati attraverso aneddoti divertenti i metodi usati dagli scienziati per scoprire determinate cose. Il mio preferito è questo: " In Francia, un chimico di nome Pilatre de Rozier verificò l'infiammabilità dell'idrogeno riempiendosene la bocca e soffiando su una fiamma viva (dimostrando così, in un colpo solo, che l'idrogeno è davvero un combustibile esplosivo  e che le sopracciglia non sono necessariamente un elemento permanente sul volto di una persona)."
A incuriosirmi è stata una citazione in quarta copertina "Mentre ero in volo sul Pacifico e guardavo pigramente dal finestrino l'oceano illuminato dalla luna, mi si presentò alla mante, con una forza piuttosto inquietante, la consapevolezza di non sapere nulla dell'unico pianeta sul quale mi sarebbe mai capitato di vivere." Se anche voi come me condividete questa frase e vi identificate in ciò che l'autore ha provato, questo è il libro che fa per voi, perché non si configura come un libro di scienze  o una rivista scientifica, ma vuole veramente spiegare con toni semplici tutti (o quasi) i nostri dubbi.

" La curiosità é una delle caratteristiche più certe e sicure di un intelletto attivo" diceva Samuel Johnson. Perciò siate curiosi!

giovedì 20 dicembre 2012

Ippolito - Euripide

IPPOLITO
Trama: Ippolito, figlio di Teseo, è un giovane che si dedica solo alla caccia e al culto diArtemide, dea della caccia, trascurando tutto ciò che riguarda le donne e la famiglia. Per tale motivo Afrodite, dea dell'amore, decide di punirlo suscitando in Fedra, seconda moglie di Teseo, una segreta passione per il giovane. La donna, non riuscendo più a trattenere dentro di sé il segreto, decide di confidarsi con la nutrice. Quest'ultima rivela l'amore di Fedra a Ippolito, tentando di aiutarla. Il giovane però esplode d'ira e Fedra, sentendosi umiliata e ferita, decide di suicidarsi. Lascia però per vendetta un biglietto in cui accusa Ippolito di averla violentata.Quando Teseo scopre il cadavere della moglie, lancia una maledizione contro il figlio, che, non potendo raccontare la verità a causa del giuramento di silenzio fatto, lascia la città su un carro. Teseo invocando l'aiuto di Poseidone chiede vendetta e improvvisamente dal mare si erge un mostruoso toro che fa imbizzarrire i cavalli di Ippolito, facendo schiantare il carro contro le rocce. In punto di morte Ippolito viene riportato in città, dove nel frattempo è comparsa Artemide a narrare lo svolgimento reale dei fatti a Teseo. Il padre dunque chiede (e ottiene) il perdono del figlio morente.
Analisi dei personaggi principali:
Anche Fedra, come Medea, ha un animo combattuto tra due diversi sentimenti: il desiderio verso Ippolito suscitato da Afrodite e la fedeltà nei confronti della famiglia. Il desiderio è però più forte, Fedra infatti non può sottrarsene senza soccombere.
Ippolito è la causa scatenante della tragedia, la sua ὕβρις a non sottostare alle leggi della natura e il vanto della sua verginità portano l'ira di Afrodite. Infatti Ippolito disdegna la dea non desiderando entrare nella vita adulta, non sposandosi e non procreando.
Azioni e conseguenze sulla stirpe:
Figlia di Minosse e Pasifae, la sua famiglia è macchiata dell'onta della bestialità, quando la madre, travestitasi da giumenta, intrattiene una relazione sessuale con un toro e dà alla luce il Minotauro. Tragica sorte sarà riservata a tutta la sua famiglia.
Ruolo dell'opinione pubblica: 
L'opinione pubblica gioca un ruolo fondamentale in questa tragedia. Infatti è per preservare il proprio onore che Fedra si suicida. Qui si è notata anche la misoginia euripidea nella parte di dialogo in cui Ippolito denigra tutte le donne, rivelando il pensiero dell' epoca. Personalmente preferirei vedere solo Ippolito come misogino, le figure femminili in Euripide hanno molto peso e sono personaggi forti e ben strutturati, non tali da poter essere frutto di odio per il genere femminile.
Tematica: L' incesto
La storia di Fedra si configura come un archetipo che percorre tutta la letteratura, infatti il topos della seduttrice incestuosa e calunniatrice si ritrova nel corso dei secoli e delle civiltà.
Fedra presenta una sorta di edipismo rovesciato; il desiderio incestuoso non segue la linea vettoriale a doppio senso figlio-genitore, ma è a senso unico dal genitore al figlio. L'amore per Ippolito viene considerato alla stregua di una malattia, anzi è una follia, un dato di fatto, ineliminabile e allo stesso tempo non perseguibile, tanto che questa è convinta che la sua passione possa essere distrutta solamente distruggendo se stessa. In lei nasce un contrasto tra senso del dovere e desiderio incontrastabile. A vincere è il senso del dovere e per non disonorare se stessa e la sua famiglia, compirà il gesto estremo. La sua innocenza sarebbe evidente a chiunque, anzi sarebbe presa come esempio, come una novella Lucrezia romana, non fosse per altro che per la lettera che la donna lascia accusando con un ultimo gesto il figliastro.

sabato 8 dicembre 2012

Dissertazioni filosofiche all'una di notte

Oggi a scuola abbiamo parlato del "Dizionario filosofico" di Voltaire e analizzando alcune voci abbiamo anche speso qualche parola sulla morale etica universale, se esista o meno. Dato che non ho mai trovato ore più opportune di quelle notturne per lasciare libero sfogo ai pensieri e parlare di temi filosofici come vita, morte e anima, mi dedico a scrivere a quest'ora (anche se la pubblicazione sarà posteriore).
 Abbiamo anche detto oggi che Voltaire sosteneva che Dio fosse una necessità sociale perché é sui comandamenti divini che noi basiamo la nostra etica (non uccidere, non rubare, etc...) e che quindi una società di atei sarebbe degenerata perché non fondata su principi morali (tanto per fare una citazione : "uccidilo, perché se Dio non esiste tutto é permesso" dai fratelli Karamazov di Dostoevskij).
Ora io non sono d'accordo sul fatto che una società di atei sarebbe degenerata perché sono convinta che l'etica morale interna a ogni uomo non sia dettata da un Dio, ma sia creata dall'uomo e poi messa in bocca al Dio stesso. Non sono neanche d'accorado con il fatto che esista una morale etica universale, perché così come gli usi e i costumi cambiano da una società all'altra, così cambieranno anche i valori di una società e di un popolo. Siamo tutti d'accordo, penso, che l'omicidio sia un crimine grave che va contro ogni morale, eppure in America è ancora in vigore la pena di morte. A prescindere dalla nostra posizione morale in questo campo, sia che tifiate per Beccaria, sia che tifiate per gli americani, vedrete che non esiste un' etica universale tanto che anche il più ferreo dogma, se mi passate il termine, é messo in discussione. Allora come si decide ciò che è giusto e ciò che é sbagliato? Ma soprattutto come si definisce sbagliato? Ne deriva che etica é ciò che la mia coscienza mi dice che é giusto e ciò che non lo é. Quindi etica si indentifica con coscienza. Ma per uno psicopatico maniaco seriale é etico uccidere e stuprare, chi decide dunque che sia giusta la nota etica piuttosto che la sua? Prima alla domanda come si decide ciò che è giusto e ciò che è sbagliato stavo per rispondere che si decide in relazione all'altro, ma credo che sbaglierei se rispondessi così. Secondo me l'uomo é molto più vicino alla bestia di quanto non voglia ammettere. L'etica, ripeto: a mio parere, nasce dall'egoismo dell'uomo che decide di non fare all'altro ciò che non vorrebbe fosse fatto a lui e nella creazione del dogma "non uccidere" non si vede tanto come carnefice, quanto come vittima e si auto ammonisce: se non uccido nessuno, nessuno ucciderà me, se stringo un patto con l' umanità tutti saremo tenuti a rispettarlo e IO sarò salvo. L'etica si configura come strettamente egoistica e individualistica e io vedo non tanto in Hobbes e Locke quanto nell' etica la nascita del contrattualismo seppure in una forma inconscia e non sviluppata (meno male che non mi legge la mia prof di filosofia o le si drizzerebbero i capelli in testa!).
Per adesso le mie riflessioni notturne terminano, potete condividermi o pensare che stia dicendo un sacco di stupidaggini, ma é questo il bello della filosofia. Il bello é che tutti siamo filosofi almeno una volta e non c'é bisogno di aver studiato perché l'argomento di cui parliamo siamo noi. Il bello é che non esiste una verità assoluta (almeno secondo alcuni filosofi) e ognuno può dire la propria teoria e la propria versione e potrà si sentirsi dire di aver detto un sacco di cavolate, ma non saprà mai se siano davvero cavolate. La cosa più bella della filosofia é che é un argomento di cui non si smetterà mai di parlare e se si potesse trovare un'unica risposta forse non sarebbe così interessante.
Buonanotte miei amici filosofi...

venerdì 7 dicembre 2012

500!!!

Wow! Sono stupita... 500 visualizzazioni! Chissà che non finiate sul mio blog cercando la soluzione per rimediare alle bruciature del ferro da stiro!

Grazie.

Il Decamerone di Giovanni Boccaccio - Aldo Busi

Leggere un classico è sempre difficile. Marc Twain diceva che "i classici sono quei libri che tutti vorrebbero aver letto ma che nessuno ha mai voglia di leggere." Riflettendoci é vero, quanti libri che possiamo chiamare classici non abbiamo mai avuto la voglia di leggere? Io potrei citarvene un sacco da "Moby Dick" a "Delitto e Castigo" (non mi uccidano gli appassionati!)
Un classico, soprattutto quelli in italiano antico, ha a volte un linguaggio pesante e noioso che impedisce una lettura gradevole. É per questo che oggi vi propongo questo libro, scritto con una prosa fluida e divertente che vi strapperà più di un sorriso.
Come Oscar Wilde una volta disse: "le traduzioni sono come le mogli, brutte e fedeli oppure belle e infedeli." In pieno stile boccaccesco, questa é decisamente una moglie infedele, infedele tanto quanto le mogli del Decameron.
Le noiose novelle difficili da capire che abbiamo studiato a scuola ci vengono raccontate terra terra, con un linguaggio moderno... Dal taglio di capelli punk del re barbiere Agilulfo, alla trasferta calcistica di Caterina e il suo "usignolo" ( vedete voi se non capite il doppio senso dell' uccellino).
Leggere per ridere....